Gli oleodotti sono gli
“eroi” nascosti dell’industria petrolifera e del gas. Spesso vecchi di decenni,
sono sopravvissuti immutati nel tempo, resistendo a ruggine e intemperie.
Tuttavia, nonostante i progressi compiuti sugli standard di sicurezza e sui materiali utilizzati
nelle costruzioni, sono rimasti sostanzialmente com’erano. Ma qualcosa potrebbe
cambiare presto, anche grazie al grafene…
L’opposizione che travolge gli oleodotti è per i
governi e le società energetiche un grande dilemma. Nel medio e lungo termine,
il desiderio di abbandonare gli idrocarburi è sempre più evidente. Tuttavia
petrolio e gas costituiscono ancora ciò che ci permette di far funzionare auto,
città e industrie e gli oleodotti l’unico modo per trasportarli. Spesso le
preoccupazioni sono comprensibili. Nel 2014 si stimava che il 45 percento della
rete di oleodotti in America avesse più di 50 anni. Considerando che gran parte
di essi viene progettata per avere una vita di 20 o 30 anni, il contrasto con
la realtà desta molta preoccupazione.
È quindi necessario un programma per assicurare che le
nuove tecnologie, affiancate a una rigida regolamentazione, possano rendere
sempre più sicuri gli oleodotti. Il grafene, ad esempio, potrebbe fornire una
soluzione. Le possibili applicazioni che gli si riconoscono, comprendono
la rimozione di materiali radioattivi dall’acqua contaminata, la costruzione di
sensori di pressione, e la produzione di transistor di nuova generazione.
Il
grafene potrebbe essere una soluzione nella costruzione dei gasdotti
Com’è stato dimostrato dalla società britannica Haydale Composite
Solutions (HCS),
il grafene puòanche essere aggiunto nel processo di produzione degli oleodotti,
aumentando la capacità di resistenza alle eventuali perdite. HCS ha aperto un centro ricerche in Galles per testare le
nuove tubature, conseguendo ottimi risultati e ottenendo contatti industriali
di primo livello oltre a un’ulteriore ricerca di nuovi materiali. In una
dichiarazione fatta nel mese di agosto 2016, Gerry Boyce, Amministratore
Delegato di HCS diceva: “Vediamo una vasta gamma di benefici nell’impiego di
polimeri arricchiti di grafene per la funzionalità dei sistemi degli oleodotti
e gasdotti, fra cui il miglioramento della robustezza, rigidità e resistenza,
minore fatica in termini di prestazione. Possiamo quantificare questi benefici
con l’utilizzo di un test di collaudo, che consentirà ai clienti di poter
disporre di tubature realizzate con un composito arricchito di grafene
ottenendo migliori prestazioni ad un costo minore.”
Anche sulla sponda opposta dell’oceano sono in corso
tentativi per allungare l’aspettativa di vita degli oleodotti. Società come Kinder Morgan stanno
lavorando per estendere tale aspettativa a ben oltre l’attuale media di 20
anni. Tramite la protezione catodica, ovvero un rivestimento ad elevate
prestazioni applicato sulla parte esterna dei tubi, gli oleodotti possono aumentare
la loro resistenza, soprattutto rispetto alla contaminazione delle acque e allo
stress del suolo, due dei principali rischi per gli oleodotti interrati. Se
sottoposti a corretta manutenzione, infatti, il rischio di perdite dagli
oleodotti di ultima generazione è molto basso. Ancor prima dell’implementazione
del materiale innovativo a base di grafene della HCS, durante la vita operativa
delle tubature, venivano già utilizzati speciali
rivestimenti in polimero per prevenirne la corrosione e l’abrasione.
Matt Alliston, vice presidente per i mercati nazionali
di Specialty
Polymer Coatings, sostiene da tempo che “i rivestimenti per tubature
e giunture in materiale epossidico, di facile manutenzione, possono
incrementare sostanzialmente la capacità degli oleodotti di mantenere la propria integrità “.
Inoltre, per risolvere i problemi derivanti da terreni difficili e delle lunghe
distanze coperte dalla rete, le società stanno facendo progressi per assicurare
che questi rivestimenti vengano applicati automaticamente. Alliston spiega come
l’utilizzo di un’ apparecchiatura automatica di applicazione meccanica consenta
ad esempio “un processo di rivestimento efficace, ripetibile e
affidabile”.
Anche i sistemi di informazione geografica (geographic
information systems – GIS) rappresentano un cardine della
pianificazione degli oleodotti, tuttavia una loro applicazione più diffusa
eviterebbe in futuro possibili controversie assicurando nella misura più
adeguata che la rotta percorsa dagli oleodotti sia ecologicamente e socialmente
sostenibile. Ad oggi i GIS sul mercato offrono una serie di applicazioni, che
comprendono anche i dati geografici, quelli sulle infrastrutture e sulle
risposte alle emergenze. Società come ILF Consultants inseriscono anche dati sui
proprietari terrieri e, se presenti, anche quelli sulle comunità indigene
insediate lungo i percorsi pianificati. Le aziende energetiche sono consapevoli
che non tenere conto di queste considerazioni può risultare dispendioso. Inoltre
l’implementazione di queste tecnologie ed il loro completo utilizzo,
produrrebbe vantaggi anche dal punto di vista fiscale.
Insomma se l’aggiornamento di tutta la rete comporta
costi molto alti, potrebbe anche fruttare normi risparmi nei decenni futuri.
Nel 2015, a seguito delle diverse presentazioni di rapporti sui rischi che
l’invecchiamento degli oleodotti implica, l’allora Presidente Obama aveva proposto un piano da 3,5 miliardi di
dollari per il rinnovamento dei gasdotti, un passo incoraggiante ma non tanto
ambizioso. La relazione redatta dal governo per la copertura dell’intera rete,
ha previsto un costo di circa 270 miliardi di dollari. Lo stesso Donald Trump
si è impegnato a effettuare investimenti sulle infrastrutture, anche se appare
più focalizzato sugli aeroporti e autostrade piuttosto che su ciò che è al
centro del sistema energetico americano.
Articolo di Chris Dalby, fonte https://www.eniday.com/it/technology_it/futuro-oleodotti-grafene/